Un nuovo paradigma per il futuro dell’umanità

Un nuovo paradigma per il futuro dell’umanità


Considerazioni tratte dalla lettura del libro “Umanizzare la modernità” di Mauro Ceruti e Francesco Bellusci – di Agostino Marottoli – 06/03/2024

Nel corso della sua storia degli ultimi sei secoli, l’essere umano ha compiuto un viaggio di consapevolezza segnato dalle varie tappe della modernità, che lo ha condotto a riconoscersi sempre più come parte integrante del vasto tessuto della vita sulla Terra. Questo riconoscimento, pur essendo passato attraverso fasi di razionalità “chiusa” a scapito del “ragionevole”, ha portato ad una visione più ampia e inclusiva della propria esistenza, aprendo la strada alla concezione di un’umanità planetaria interconnessa e solidale intorno una nuova prospettiva di Progresso, anzi, di “progressi” intesi come soluzioni morali in grado di accompagnare l’umanità e l’intero pianeta “verso il meglio”.

In questo contesto, l’uomo si è reso conto dell’importanza cruciale di valutare positivamente comportamenti cooperativi, sostenibili e qualitativi, sia per il bene del pianeta che per quello delle generazioni future, in altre parole: una prospettiva che implica l’allargamento del concetto di responsabilità al futuro. Questo approccio implica una visione che va oltre i confini nazionali e abbraccia l’intera comunità globale degli esseri viventi, ivi comprese le specie non umane.

L’emergere dell’Antropocene ha accentuato ulteriormente la responsabilità umana nei confronti del pianeta. La consapevolezza della nostra “eccezionalità” risiede proprio nella nostra capacità di assumere la responsabilità morale per il benessere del pianeta e delle future generazioni abbandonando l’idea della crescita illimitata e predatoria, nonché la convinzione di uno standard di sviluppo tipicamente occidentale che pone distinzioni tra civiltà e parti del mondo. Questo segna il cammino verso un umanesimo planetario, dove l’umanità riconosce il suo ruolo come custode della Terra e delle sue molteplici forme di vita ancor prima del mero ingeneroso benessere individuale determinato dalla globalizzazione tecnoeconomica e da quella Mauro Gallegati e Piergiorgio Ardeni hanno definito “La trappola dell’efficienza”.

Propugnare un umanesimo planetario significa quindi guardare avanti con immaginazione e prospettiva a lungo termine. Significa superare la crisi delle idee di progresso lineare e irreversibile e abbracciare una visione più flessibile e adattabile del cambiamento, propria di un sistema complesso. In questo contesto, diventa cruciale la capacità di conciliare l’”etica dei principi” con l’”etica della responsabilità”, trovando soluzioni pragmatiche per affrontare le sfide globali a cui la politica non può voltare le spalle continuando a prediligere misure contrarie all’etica e alla convivenza interculturale in funzione di due malattie che affliggono gli Stati nazionali: “la purificazione omologatrice al proprio interno e la sacralizzazione delle frontiere esterne” (Ceruti, Bellusci, Umanizzare la modernità, 2023).

L’umanesimo planetario richiede pertanto un “pensiero istituente” all’altezza del compito di gestire in modo sostenibile il pianeta Terra in una visione cosmopolita di tutte le sue complessità. Questo approccio implica la creazione di nuove istituzioni e governance realmente rappresentative di tutta l’umanità e la ridefinizione del concetto di progresso, focalizzandosi sulla cura del pianeta e sulla promozione del benessere umano in armonia con l’ambiente.

Tuttavia, per realizzare appieno questo progetto, è necessario un cambio di paradigma culturale e politico, ma non solo, è importante anche saper distinguere le “soluzioni a bassa complessità, quali l’attitudine alla gerarchia, costrizione, intolleranza, repressione del disordine, dogmatismo, refrattarietà a possibilità evolutive, da quelle ad alta complessità, come la tendenza a trasformare disordini e diversità in libertà e creatività, tendenza alla poliarchia, sviluppo dell’autonomia, della soggettività, di comunicazioni e comunità con altri” (ibidem).   È fondamentale spostare l’attenzione dalla ricerca del dominio sulla natura verso una visione basata sulla collaborazione e sulla cura reciproca. Questo richiede un impegno collettivo per democratizzare il sapere, promuovere la comprensione della complessità e favorire una cultura della responsabilità condivisa.

Per riepilogare, l’umanesimo planetario rappresenta una nuova visione per il futuro dell’umanità, basata sulla consapevolezza della nostra interconnessione con il pianeta e con tutte le forme di vita che lo abitano, ma anche sulla definitiva rinuncia alle politiche di dominio a favore di una pace esemplare nei sentimenti di vulnerabilità, di solidarietà e di fraternità propri dell’appartenenza a un destino comune. Come scrivono gli autori citando Ernesto Balducci, “l’uomo del futuro sarà uomo di pace, o non sarà”.

Accettazione dei termini di privacy
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Immagini protette da copyright